SEGUE dalla HOME PAGE: Testimonianze – Steve McQueen
“…voglio una vita come Steve McQueen” Si dice fosse in grado di recitare anche con la nuca, non necessitava di dialoghi o fronzoli, perché la sua sola presenza incombeva in modo straordinario ad ogni fotogramma. Anche se recitava insieme agli attori più belli dello show business, Steve riusciva a metterli in ombra semplicemente venendo inquadrato dalla telecamera. I suoi penetranti occhi azzurri erano incastonati in una viso rude ma affascinante che raramente faceva trasparire forti emozioni. La sua scarsa gestualità era calcolata con precisione e allo stesso tempo eseguita con grazia. Nessuno era meglio di lui, nessuno poteva ingaggiarlo, nessuno poteva toccarlo. Lui era il carismatico Steve McQueen. La definizione per eccellenza dell’uomo che si era fatto da sé, passando da un’infanzia terribile e trascurata, piena di abusi e vita di strada a icona di Hollywood. Era l’incarnazione del paradosso, poiché era sia umile che insolente, avaro e generoso, gentile e violento, sicuro di sé ma anche insicuro. Tra tutti forse il regista Norman Jewison (Il Violinista Sul Tetto), lo definì meglio: “Steve era un uomo solitario, pieno di problemi, ed era alla ricerca di un padre”. Tutti avevano una storia da raccontare che riguardasse Steve McQueen. Alcuni Ufficiali della marina potrebbero raccontare di quando Steve trascorse 41 giorni in cella in quanto aveva opposto resistenza dopo essersi assentato senza permesso. I ragazzi del liceo dove Steve passò parte della sua adolescenza potrebbero raccontarvi che tornava regolarmente a visitare la scuola dopo essere diventato famoso e che rispondeva alle lettere dei ragazzi. Dava inoltre, supporto finanziario alla scuola, cosa che fece fino alla sua morte.
Yul Brynner co-attore del film “I Magnifici Sette” potrebbe raccontare come McQueen gli rubò la scena aggiungendo deliberatamente parti extra al suo copione. Bruce Lee potrebbe raccontare della folle corsa nella Porsche di Steve durante la quale Bruce minacciò di ucciderlo non appena si fossero fermati, ma Steve continuò a correre fino a far promettere a Bruce di non fargli del male.
Divenne famoso per aver detto di vivere per sé stesso e di non dover dare conto di nulla a nessuno. Quando gli venne chiesto se credesse in Dio rispose in modo spudorato: “Io credo solo in me stesso. Dio sarà il numero uno finché io sarò il numero uno”. Fu questa la sua filosofia di vita per molti anni. Tutto il denaro, le auto, l’alcol, le droghe e le donne che un uomo potrebbe mai desiderare lui le aveva a disposizione ed in pochissimo tempo ne diventò dipendente ed i successi professionali non fecero altro che pompare il suo ego. L’abuso selvaggio di sostanze stupefacenti di ogni tipo lo portò sull’orlo dell’instabilità mentale e sebbene provasse ad essere un buon padre per i figli avuti dalla sua prima moglie, la sua dipendenza, l’essere donnaiolo, la gelosia e la violenza fecero andare in rovina ben due matrimoni.
Verso la fine degli anni 70, la stella di Hollywood stava ormai cadendo. Stanco e invecchiato, il personaggio che si era costruito nel tempo rifletteva la sua reale personalità sia come attore sia come personaggio pubblico. Si cominciò a sentire vuoto ed insoddisfatto ed iniziò a fare grosse donazioni ritirandosi piano piano dalle scene e vivendo più nel privato. Cominciò anche ad avere grossi problemi di salute, in particolare ai polmoni, tanto che i medici gli consigliarono di trasferirsi. Così nella primavera del 1979, lasciò Malibu per la piccola e tranquilla cittadina di Santa Paula, dove si sposò per la terza volta con Barbara Minty. Per un periodo di tempo vissero in un hangar dell’aeroporto, che Steve usò per metterci dentro l’intera collezione di motociclette. Volle anche acquistare un biplano giallo della Stearman ed imparò a volarci, diventando presto abile nel guidarlo.
Il pilota che gli fece da insegnante si chiamava Sammy Mason ed aveva appena 60 anni. Non fu facile per lui andare d’accordo con Steve perché si irritava facilmente, ma presto diventarono amici. Poiché passavano insieme molte ore a volare, spesso si ritrovavano a parlare del significato della vita e in quelle occasioni Steve sentiva che in Sammy c’era qualcosa di diverso. Più tempo passavano insieme più cresceva in Steve la curiosità di sapere quale fosse il segreto di Sammy. Un giorno Steve chiese a Sammy di essere sincero, fu allora che Mason si sedette con l’attore spiegandogli cosa o meglio chi facesse la differenza nella sua vita. La risposta che Sammy diede a Steve fu Cristo Gesù.
All’attore intrigò molto ciò che l’amico aveva testimoniato e la grande stima che provava per Mason e la sua famiglia lo portò a frequentare la Ventura Missionary Church con loro. Il pastore della comunità era Leonard DeWitt, il quale più tardi affermò che per diversi mesi la star si sedette nella balconata in totale tranquillità senza mai presentarsi a lui. Quando finalmente decise di avere un incontro con il pastore, Steve cominciò da subito la conversazione facendo domande a raffica sulla vita e sulla fede. Dopo circa due ore disse, “Bene, questo è quanto desideravo sapere”. Dewitt disse a sua volta, “Steve, ho io una domanda per te adesso”. McQueen sfoggio il suo sorriso da autografo ed interruppe il pastore dicendo: “Vuoi sapere se sono diventato un cristiano nato di nuovo?” E continuando a ridere, ma in modo più serioso disse a DeWitt: “qualche mattina fa quando invitasti i fedeli ad andare avanti, mi sentii colpevole nello spirito e accettai l’invito a venire avanti. Quando poi esortasti la gente a pregare con te per ricevere Cristo, io pregai. Quindi si, sono un cristiano nato di nuovo”.
Tutti coloro che gli stavano vicino potevano affermare che era Steve cambiato. “Drammatica” fu la parola usata da Sammy Mason per descrivere la situazione di Steve. Ma disse anche: “Credo di non aver mai visto una persona fiorire spiritualmente in così breve tempo”. Un altro amico Cristiano, John Daly, raccontò che la conversione della star lo aveva scioccato. Ma quando Steve cominciò a parlare della nuova fede ritrovata non vi erano dubbi sulla serietà del suo impegno. Daly affermò, “Avevo più fede che il mio martello e la mia sega si sarebbero convertite prima di Steve”. Grazie alla guida di Mason e DeWitt, McQueen cominciò a pregare assiduamente ed a studiare la Bibbia. In quel periodo della sua nuova vita ascoltò il cantico di Kris Kristofferson “Why Me, Lord” (Perché io, Signore), e fece diventare il testo del cantico la sua testimonianza personale. Condivise di lì a poco la sua esperienza con gli amici e gli ex assistenti personali, tra cui anche Mario Iscovich, che dieci anni prima fu costretto ad assistere l’attore in situazioni poco piacevoli vedendolo “perdersi” lungo la “strada buia e orrenda” del peccato. A detta di Iscovich, McQueen “sentiva di aver fatto del male a molta gente” ma finalmente “aveva fatto pace con Dio”.
Poco tempo dopo, McQueen si recò a Chicago per girare il suo ultimo film, Il Cacciatore di Taglie. Nonostante la sua salute peggiorasse, era comunque impegnato in attività di beneficenza a favore di gente bisognosa. Da sempre era stato generoso, soprattutto nei riguardi dei bambini, ma a questo punto della sua vita si dedicò più al desiderio di servire Dio invece che di tentare a “cancellare” quanto di sbagliato aveva fatto, poiché a questo aveva già rimediato Cristo sulla croce.
Karen Wilson, una delle comparse di questo suo ultimo film era una grintosa ragazzina di 15 anni che non aveva denaro per frequentare la scuola e lavorava per sostentare la sua famiglia e sua madre in fin di vita. Immediatamente dopo aver visitato il ghetto e la casa dove vivevano, resosi conto dello squallore in cui stavano, Steve chiese il permesso alla madre di portare la ragazza con sé e Barbara in California e permetterle così di frequentare la scuola. La madre accettò e i coniugi McQueen divennero suoi tutori legali. Sua madre morì di cancro quasi un anno dopo. Oggi Karen è felicemente sposata ed ha una famiglia tutta sua.
Sul set del film ll Cacciatore di Taglie, Steve fece la sua ultima intervista con uno studente liceale di nome Richard Kraus, che inizialmente venne mandato via dallo stuntman dell’attore dicendogli che McQueen non rilasciava mai interviste. Il testardo studente però non accetto un no come risposta e trovò comunque un modo per approcciarsi con la leggenda del cinema, che accettò di buon grado. Sia l’intervista che la storia di Richard Kraus si possono trovare a questo indirizzo internet: http://stvmcqueen.tripod.com/interview.html
Nel dicembre dello stesso anno gli fu diagnosticato un mesotelioma pleurico che si diffuse velocemente mutando in una forma incurabile di cancro. La notizia fu dura per lui perché McQueen si aspettava che Dio si sarebbe presto usato di lui in modo particolare adesso che si era convertito. Al pastore DeWitt disse che sarebbe stato in grado di sopportare quanto stava vivendo perché adesso sapeva bene dove avrebbe trascorso l’eternità. Tuttavia, era pronto a provare qualsiasi cosa per il bene dei suoi figli, purtroppo. Infatti scese davvero in basso passando quasi un anno a provare rimedi “poco convenzionali” diventando una cavia nelle mani di medici ciarlatani (incluso dei guaritori), ma fu tutto inutile. Esiste una registrazione relativa a questo periodo della vita di Steve McQueen in cui parla della sua malattia, della sua fede e dei cambiamenti avvenuti nella sua vita. “Il mio corpo va in frantumi”, dice, “ma il mio spirito è integro, il mio cuore è integro”. Si riesce a percepire come la sua voce si rompa quando parla del suo sogno. Ecco ciò che afferma: “il mio sogno è quello di cambiare la vita degli altri raccontando ciò che so del Signore e quanto ho da offrire raccontando ciò che è successo a me”. Sperava di trasferirsi presto al ranch di sua moglie nello stato dell’Idaho e di cominciare lì questo suo progetto di testimonianza. Ma purtroppo, non ci riuscì mai.
Una delle ultime persone con cui Steve parlò fu Billy Graham, persona che l’attore aveva da tempo desiderato incontrare. DeWitt si mise in contatto con i fratelli in Cristo che frequentavano la comunità di Graham informandoli che a McQueen non restava molto tempo e che desiderava molto incontrare l’evangelista se ciò fosse stato possibile. Billy Graham visitò McQueen poco prima che fosse portato in ospedale dove avrebbero poi tentato di rimuovere chirurgicamente i suoi tumori. Graham raccontò che nonostante fosse costretto a stare a letto e collegato all’ossigeno: “McQueen era ancora un combattente e anche sotto ossigeno avrebbe voluto parlare. I suoi occhi brillavano nonostante il suo viso fosse emaciato e invecchiato”. Steve raccontò la storia della sua vita all’evangelista, parlandogli anche del suo amico Sammy Mason e di come Dio fece di lui un uomo nuovo. McQueen aveva perso la sua Bibbia, così Graham regalò all’attore la sua Bibbia personale. Billy Graham stette al fianco di McQueen ed insieme a lui pregò fino a quando raggiunsero l’aeroporto dove poi vide decollare l’aereo che lo portò in ospedale.
McQueen non sopravvisse all’operazione. Quattro giorni dopo l’incontro con Graham morì d’infarto tenendo stretta al petto la Bibbia che l’evangelista gli aveva regalato. Era aperta in Giovanni, dove è scritto il suo verso preferito, verso che anche un bambino potrebbe capire ma che gli angeli non potranno mai comprendere: “Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna”.
Ancora oggi, McQueen è un idolo per molti ed è ricordato per i suoi film. Ma come tutto ciò che fa parte della vita terrena anche la fama e la gloria svaniranno alla luce dell’eternità. Alla fine della nostra vita avremo davanti a noi due possibilità: morire a causa della nostra indegnità oppure vivere grazie all’amore redentore di Dio. Possa la nostra vita andare oltre ciò che è temporaneo e passeggero per non perdere alla fine ciò che è eterno.
(By Yankee Gospel Girl) Fonte: http://www.godreports.com/