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Tanti si dichiarano Cristiani, ma non sono discepoli di Cristo.
Qual è la differenza?
La stessa che esiste tra un uomo fermo e uno in cammino al seguito del Maestro, per essere sempre più simile a Lui.

Nel Nuovo Testamento, la terminologia del discepolato è limitata ai Vangeli e al libro degli Atti.
La parola discepolo ha in sé tipicamente due aspetti:
• il rapporto di uno studente con un insegnante,
• e l’idea di seguire qualcuno.
Entrambi sono presenti in tutti i Vangeli, se i discepoli sono di Giovanni, dei Farisei o, più comunemente, di Gesù.
Mentre la maggior parte degli usi sono descrittivi e non prescrittivi, cinque passaggi sembrano tenere paradigmatici significati per la comprensione delle aspettative bibliche dei discepoli:

Allora Gesù disse ai suoi discepoli: “Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno mi vuole seguire, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 25 Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi avrà perduto la propria vita per amor mio, la ritroverà.” (Mt 16:24-25)

Allora Gesù venne da loro e disse: “Poi Gesù si avvicinò e parlò loro dicendo: «Ogni potestà mi è stata data in cielo e sulla terra. 19 Andate dunque, e fate discepoli di tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20 insegnando loro di osservare tutte le cose che io vi ho comandato. Or ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell’età presente. Amen».” (Mt 28:18-20)

“Gesù disse allora ai Giudei che avevano creduto in lui: «Se dimorate nella mia parola, siete veramente miei discepoli.” (Gv 8:31)

“Vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, anche voi amatevi gli uni gli altri. 35 Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri”. (Gv 13:34-35)

“Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quel che volete e vi sarà fatto. 8 In questo è glorificato il Padre mio, che portiate molto frutto, e così sarete miei discepoli”. (Gv 15:7-8)

Da questi versi, sembra che siano almeno sette gli aspetti biblici da considerare riguardo al discepolato.

Il primo è che il discepolato si focalizza su Gesù.
Nel nostro contesto, il “discepolato” può spesso essere usato per riferirsi a un “uno, un’unica relazione di “mentoring” cristiano. Anche se il nutrirsi l’un l’altro fino alla maturità è naturalmente un mezzo prezioso per i credenti, bisogna fare sempre attenzione e ricordare che il discepolato cristiano guarda a Gesù, non ad un altro credente.
Inoltre, è un rapporto di un alunno con l’insegnante e di servo con il maestro.

Il secondo aspetto del discepolato biblico è che il discepolato, alcune volte, comporta una vita di sofferenza e di abnegazione.
Come Gesù disse ai Suoi discepoli in Matteo 16, per essere Suoi discepoli l’indicazione principale è quella di seguirLo in una vita di abnegazione e sofferenza. In certi momenti e luoghi della vita questa scelta potrà portare anche al martirio, il morire per Cristo.
Per tutti i veri discepoli, questo comporterà un costoso e fermo rifiuto di vivere per se stessi e per il mondo, di converso sarà segno spiccato della ferma volontà di identificarsi con Gesù, sopportando qualsiasi costo questo possa comportare.

Il terzo aspetto del discepolato biblico è che il discepolato richiede l’ubbidienza all’insegnamento di Gesù.
A parte diversi altri passaggi, questo è uno dei contributi significativi del Grande Mandato (Matteo 28). Se essere discepolo di Gesù significa avere un rapporto ordinato con Lui, da studente a insegnante e da servo a leader, allora “Gesù è il Signore” non può essere solo una dichiarazione altisonante, ma una base su cui nel tempo si elabora l’etica cristiana.
Il Nuovo Testamento non a nulla a che fare con il discepolato senza ubbidienza. Gesù disse ai suoi discepoli, Luca 6:46 “Ora, perché mi chiamate, “Signore, Signore”, e non fate quello che dico?”

Il quarto aspetto del discepolato biblico è che il discepolato implica il fare discepoli.
Come Gesù commissionò in Matteo 28, parte dell’essere discepolo è l’impegnarsi a fare crescere altri discepoli.
Il libro degli Atti presenta, nella vita della chiesa primitiva, una vivida elaborazione di questo principio (ad es. 8:4). Ciò non deve in alcun modo minacciare la figura dell’evangelista (Ef. 4). E’ semplicemente un aspetto di ciò che significa associare senza vergogna con il Re nel Regno di Dio una generazione peccaminosa e adultera (Sono Io Gesù che vi mando… sono sempre con voi… andate predicate l’Evangelo del Regno e fate discepoli).

Il quinto aspetto del discepolato biblico è che il discepolato reca l’amore della famiglia di Dio ad altri discepoli.
La conversazione di Gesù dopo il lavaggio dei piedi (Gv. 13) rivela lo standard del suo amore come paradigma per le relazioni tra credenti. Questo non annulla la chiamata ad amare il proprio nemico (ad esempio, Mt 5:43-48), ma è in sintonia con la particolare priorità data al ministero diretto ad altri credenti vedi, Gal 6:10 “Mentre dunque abbiamo l’opportunità, facciamo del bene a tutti, ma principalmente a coloro della famiglia della fede.”
È questo aspetto del discepolato che sta alla base del molteplice “gli uni… gli altri” di cui si parla nelle epistole del Nuovo Testamento.

Il sesto aspetto del discepolato biblico è che il discepolato deve portare frutto.
L’immagine della Vite (Gv 15) ci ricorda che i discepoli devono crescere e non ristagnare. Fruttuosità produce più fecondità; l’aridità produce più aridità.
Un aspetto specifico di questa fruttuosità riguarda la crescita spirituale del credente (comunione con Dio attraverso la preghiera e la Parola, la trasformazione del carattere, il servizio nel Regno ecc.) Così facendo è in sintonia con Gesù e con il suo insegnamento.

Il settimo aspetto del discepolato biblico è che il discepolato comporta l’essere aggrappati a Gesù e al suo insegnamento.
L’immagine della vite (Gv 15) è anche un mezzo chiaro con il quale Gesù ci mostra che la base della vita cristiana comporta il dimorare in Lui, permettere che le Sue parole e il Suo insegnamento possano anch’essi dimorare permanentemente nel cristiano. La Parola è il seme, ed il seme quando trova il buon terreno, deve portare necessariamente frutto!
Qualunque altra cosa si possa fare in un gruppo cristiano, questo deve essere l’obiettivo finale per i membri del gruppo.

Dio vi benedica

Past. Dr Massimo A. Morandi