Spesso parliamo di dipendenze da sostanze, definite dall’OMS come uno stato psichico e talora fisico, derivante dall’interazione con una sostanza. Il concetto di dipendenza può assumere valenze diverse a secondo che queste siano fisiche o psicologice ma, in entrambi i casi, il nucleo della dipendenza sta nella necessità di assumere sostanze di abuso e, spesso, queste due sfaccettature sono difficili da distinguere. Oltre alla dipendenza da sostanze, ci sono tantissime persone colpite da dipendenza affettiva, la quale, incide in maniera deteriorante sui rapporti umani.
Per queste persone, l’unico modo d’amare è quello in modalità totalizzante, non hanno infatti mai sperimentato la serenità e la gioia che un amore può dare, ma sempre e solo una paura di perdere, un bisogno costante che paragona l’amore a una droga, il bisogno di quelle briciole che sono la “dose”, che permetta di nutrire
un bisogno incessante di rassicurazione, vicinanza e conferme.
La paura di perdere, dramma incontrastato, la paura che l’oggetto d’amore si allontani e si dimentichi di loro e che non li nutra con la presenza o con la telefonata o il messaggio.
Perché non visualizza? Perché non risponde?
Forse non mi vuole più? O non può rispondere?
Queste persone devono sempre dimostrare qualcosa per essere viste e per sentirsi importanti per il partner. Esistono se sono nella mente dell’altro e si distruggono per l’altro. Non conoscono altro modo d’amare.
Quando la relazione non è paritaria, ma solo uno dei due comportamenti avverte di non ricevere abbastanza, di non essere capito nei propri bisogni, si accontenta e faticosamente si fa bastare anche le briciole pur di essere accettato e di esserci per l’altro. Ecco che è il momento di porsi delle domande e di chiedersi se sia quello che vogliamo e se esiste una totale dipendenza d’amore che ci possa dare serenità e refrigerio al nostro essere.
Questa certezza si ottiene in Colui che è la manifestazione massima dell’amore Gesù Cristo. Dio ci ha chiesto attraverso il sangue di Cristo di lasciare che Lui sia la rocca e la guida della nostra vita, dimentichiamo inoltre che ci ha dato l’onore di essere suoi figli e che Lui e solo Lui sa davvero quello che è buono e quello che non lo è, Lui e solo Lui vede le cose per come davvero sono e non noi.
Spesso si dimentica, e la linea che ci porta a dimenticare è talmente sottile che innumerevoli volte l’abbiamo oltrepassata senza neanche accorgercene.
A volte succede in buona fede, altre volte, con la consapevolezza di voler portare avanti il nostro io.
Ma allora di quale sicurezza abbiamo bisogno? Dov’è la nostra certezza?
Abbiamo ogni giorno la necessità di confrontarci e di comprendere su cosa la nostra vita ha posto il fondamento. Noi guardiamo con i nostri occhi ed essi ci ingannano e per di più i nostri ragionamenti ci portano lontano dalla verità di Dio.
Quante volte Dio ci chiama a tornare a lui. Sta scritto in Isaia 30:15: “Poiché così aveva detto il Signore, DIO, il Santo d’Israele: «Nel tornare a me e nello stare sereni sarà la vostra salvezza; nella calma e nella fiducia sarà la vostra forza». Ma voi non avete voluto!”
Solo Dio è la nostra forza, solo in Lui possiamo riposare al sicuro. Dio è sempre pronto con la mano tesa, ci aspetterà perché ama i suoi figli, affinché ciascuno realizzi realmente e non con superficialità il suo amore e la sua pazienza.
Vittorio Piacentini – Lodi – Milano