Blaise Pascal (famoso matematico, fisico, filosofo e teologo francese vissuto nel 17° secolo) ha scritto: “Per un uomo è tanto pericoloso conoscere Dio senza conoscere la propria miseria, quanto conoscere la propria miseria senza conoscere il Redentore che può guarirlo da essa”.
Infatti, chi avesse una certa conoscenza di Dio che non lo portasse a considerare il proprio stato di peccatore davanti a Lui, possederebbe solo una conoscenza intellettuale e inutile.
E sarebbe ancora peggio se questa pretesa conoscenza gli facesse credere che questa basti per rendergli Dio favorevole.
Una conoscenza di questo tipo, che indurisce il cuore, è veramente pericolosa perché l’avvenire eterno di chi la possiede è compromesso.
D’altronde, conoscere soltanto la propria miseria, ossia il nostro stato di peccatori e di allontanamento da Dio, porterebbe allo scoraggiamento, perfino alla disperazione. Con questa conoscenza si correrebbe il rischio di rimanere concentrati su se stessi, e questo sarebbe sterile e demoralizzante.
L’unica conoscenza utile è quella contenuta nella preghiera espressa dallo scienziato Newton verso la fine della sua vita:
“Mi conceda Dio di essere sempre convinto che sono un grandissimo peccatore e che Gesù Cristo è un grandissimo Salvatore”.
Se realizzo il mio stato di perdizione, e ciò mi spinge a porre la mia fiducia in Gesù Cristo, morto sulla croce per cancellare il miei peccati, allora posso essere perfettamente tranquillo per quanto riguarda la mia salvezza eterna!.
Pierluigi Luise – Milano