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Omosessualità: come, quando, perché

Un tempo non molto lontano, di omosessualità non si poteva parlare per l’ostracismo culturale che circondava la questione. Siccome si trattava di un argomento tabù, bisognava stare preferibilmente in silenzio o, semmai, accontentarsi di rinforzare gli stereotipi dominanti.
Oggi, di omosessualità è difficile parlare a causa dei pruriti del linguaggio politicamente corretto.
Chi osa sfidare le convenzioni egualitarie e libertarie viene immediatamente accusato di omofobia, sessuofobia, oscurantismo, ecc.
Ora come allora, la discussione è profondamente segnata da ostacoli culturali che la rendono accidentata.
In ogni caso, chi ci perde è la libertà di espressione argomentata e pacata in vista di una discussione per quanto possibile partecipata.

La questione dell’omosessualità chiama in causa l’assetto normativo della vita in generale e della sessualità in particolare.
Visto che viviamo in un mondo innervato da una struttura morale, quali sono le norme etiche di riferimento da tenere presente nell’individuare dei criteri di comportamento? Oggi, molte controversie sull’omosessualità nascono proprio da divergenze sul piano normativo.
Più in particolare, si mette in gioco la relazione tra sessualità e genere su cui s’incardinano l’identità personale, l’affettività e i rapporti sociali. Per quanto essenziale, tuttavia, il richiamo al livello normativo non esaurisce il discorso sull’omosessualità.
È anche importante comprendere le situazioni diversificate entro cui il fenomeno si manifesta e le persone concrete che sono coinvolte.
Norme che non tengono conto delle situazioni e delle persone tendono a diventare principi astratti. Situazioni che non tengono conto delle norme e delle persone coinvolte tendono a diventare contesti fasulli.
Fare riferimento alle persone, ma non tenere conto delle norme e delle situazioni le fa diventare delle monadi impersonali. Per questo, mettere in relazione triangolare norme, situazioni e persone rappresenta una scelta fondamentale di metodo per interrogarsi sulle sfide etiche, anche su questa.

Questo vuole essere un contributo in tal senso che sfugga ai tabù della cultura anti-omosessuale, ma anche alla tirannia di chi sostiene l’impossibilità di metterla in discussione.
Siamo grati all’Alleanza Evangelica Italiana per aver elaborato un importante documento sul tema che costituisce una buona piattaforma per fissare i termini del dibattito e per espanderlo ulteriormente.

Leonardo De Chirico
OMOSESSUALITÀ: UN APPROCCIO EVANGELICO
Alleanza Evangelica Italiana

Il presente documento è stato elaborato dalla “Commissione etica e teologia” dell’Alleanza Evangelica Italiana e approvato dal Consiglio Esecutivo Federale l’8/11/2003.
L’AEI incoraggia le chiese evangeliche e i credenti ad impiegarlo per seminari, presentazioni pubbliche e dibattiti.

L’omosessualità è uno di quei temi su cui la società contemporanea è molto sensibile. Considerata per molto tempo una malattia o una perversione legata ad una distorsione affettiva acquisita, a partire dagli Anni Settanta, essa si è via via imposta come orientamento del tutto “normale” nell’ambito delle possibilità affettive e sessuali dell’essere umano.
Mentre nel mondo occidentale la pratica dell’omosessualità è in genere accettata come orientamento legittimo della sessualità individuale, i suoi risvolti sociali sono ancora oggetto di controversia morale, culturale e politica.
In questo quadro profondamente modificato rispetto solo a qualche decennio fa, permangono sacche di forte opposizione all’idea stessa che una persona possa sviluppare e praticare un orientamento omosessuale. La lobby omosessuale è molto forte negli ambienti progressisti e nei fortilizi dei media da dove promuove la battaglia volta alla rivendicazione dell’“orgoglio” omosessuale, mentre permane un dibattito vivace soprattutto all’interno delle comunità religiose che si riverbera nel campo politico quando la questione dell’omosessualità impone di affrontare tematiche di carattere sociale, fiscale, giuridico ed economico.
Per la Chiesa cattolica, l’omosessualità è un “disordine intrinseco” rispetto alla natura dell’essere umano, mentre per la cultura laica essa è un orientamento legittimo e comunque non discriminabile socialmente e giuridicamente rispetto a quello eterosessuale.

Nel mondo evangelico, il tema dell’omosessualità è stato al centro di recenti prese di posizione da parte di organismi rappresentativi.
Sia l’Alleanza Evangelica britannica che quella francese hanno contribuito alla riflessione con dei documenti significativi[1].

Il protestantesimo storico, invece, sembra allineato alle tesi possibiliste e permissive rintracciabili in certi ambienti laici, anche se in alcune chiese (la Comunione anglicana, ad esempio) il tema suscita vivaci polemiche.
Questo fermento in atto ha spinto anche l’Alleanza Evangelica italiana ad interrogarsi sulla questione e a offrire questo documento quale stimolo ulteriore per il dibattito nelle chiese e nella società.

I. IL FENOMENO DELL’OMOSESSUALITÀ

Per omosessualità, s’intende l’orientamento affettivo, l’attrazione fisica ed il desiderio sessuale di una persona nei confronti di una persona dello stesso sesso. Tale orientamento ha una dimensione relazionale, affettiva e sessuale.
Se l’amicizia, l’intimità e l’affetto possono caratterizzare il rapporto tra persone dello stesso sesso aventi però un orientamento eterosessuale, l’omosessualità implica anche l’attrazione fisica e sessuale tra due persone dello stesso sesso.
L’orientamento omosessuale porta il soggetto a desiderare non solo la compagnia e l’amicizia di una persona dello stesso sesso, ma anche l’unione sessuale che sancisce l’autoidentificazione del soggetto omosessuale con l’altra persona dello stesso sesso.

L’origine della propensione omosessuale è molto dibattuta a livello scientifico. Secondo una scuola di pensiero, essa è legata all’apprendimento di modelli comportamentali durante l’età evolutiva; secondo altri, l’omosessualità ha comunque una base genetica su cui l’apprendimento si va ad innestare.
In ogni caso, l’origine dell’omosessualità non è un argomento dirimente dal punto di vista etico.

Infine, si può dire che spesso, anche se questo dato non ne rappresenta un aspetto qualificante, l’orientamento omosessuale è accompagnato da atteggiamenti e sensibilità spiccatamente femminili nei soggetti omosessuali di sesso maschile e da atteggiamenti improntati alla mascolinità da parte dei soggetti omosessuali di sesso femminile.
Questi fenomeni non sono sempre caratterizzanti, ma possono essere comunque osservati in numerosi casi.

II. LE PROSPETTIVE BIBLICHE

Sino a qualche anno fa, l’insegnamento biblico è stato compreso come assolutamente contrario all’omosessualità e come incoraggiamento al suo abbandono da parte di chi la pratica.
Da qualche decennio, il mondo teologico neo-liberale è impegnato in un tentativo volto a relativizzare il significato dei testi biblici che parlano dell’omosessualità e a svuotarne il contenuto apparentemente negativo.

Nell’affrontare la questione dell’omosessualità, è opportuno non solo soffermarsi sui testi specifici, ma valorizzare la prospettiva più ampia dell’antropologia biblica entro cui i testi sono collocati.
Per la Bibbia, l’essere umano è stato creato uomo e donna e l’unione matrimoniale tra un uomo e una donna rappresenta uno spazio relazionale, affettivo e sessuale all’interno del quale è possibile realizzare la loro umanità.
Tra uomo e donna vi è complementarità, cioè l’uguaglianza di dignità nella diversità di genere in vista della solidarietà di affetti e di progetti.
Altre forme di unione e di convivenza sono considerati pericolosi stravolgimenti della vocazione umana e indebiti ripiegamenti verso relazioni monche. Secondo la Scrittura, anche l’identità sessuale e relazionale, come tutte le altre sfere della vita, è stata intaccata dal peccato, infranta nella sua integrità e depauperata della sua pienezza. Tuttavia, l’opera grandiosa di redenzione imperniata sull’evangelo di Gesù Cristo rende possibile la guarigione da modelli lacunosi e la scoperta della ricchezza di un progetto relazionale riconciliato da Dio e in Dio.
In quest’ottica, l’omosessualità vìola la vocazione alla complementarità tra uomo e donna e preferisce fissarsi sulla riduplicazione idolatrica di sé nell’altro.

È all’interno di questa cornice che i testi biblici vanno letti.
L’omosessualità viene compresa dalla Scrittura come uno tra i tanti modi in cui si può stravolgere il progetto della complementarità umana e si può deformare la vocazione all’umanità redenta a cui chiama l’evangelo.

La condanna dell’omosessualità, pur se espressa in termini diversi, è presente in diverse sezioni della Bibbia e in diversi momenti della storia della salvezza, a testimonianza del fatto che non si tratta di una posizione tipica di un certo ambiente culturale ristretto, ma di un convincimento ribadito a più riprese nel corso della progressione della rivelazione (ad esempio: Gn 19,1-29; Lv 18,22; 20,13; Mt 15,19; Mc 7,21; Rm 1,18-32; 1 Cor 6,9; 1 Tm 1,8-11). Anche se occorre prestare attenzione alle particolarità di ogni testo e non appiattirle in modo surrettizio, ciò che li accomuna è la prospettiva antropologica biblica che vede nelle relazioni omosessuali un vistoso depauperamento della creaturalità umana e un modo di vivere peccaminoso.

III. GLI INTERROGATIVI ETICI

Che dire dell’omosessualità da un punto di vista etico?
Si può appiattire il dibattito sulla contrapposizione tra le tesi del “disordine intrinseco”, da un lato, e quelle della sua sostanziale normalità, dall’altro? Innanzi tutto, è da chiarire cosa si intenda per “normalità” quando ci si riferisce all’orientamento affettivo e sessuale.
Il mondo non è composto da persone sessualmente normali. Nel nostro mondo in cui i valori fondanti della vita umana (compresa la sessualità e l’affettività) sono calpestati da tutti, non esiste una persona sessualmente normale o affettivamente normale. La sessualità, l’affettività, così come tutte le altre sfere dell’esistenza, sono intaccate da tare così profonde che tolgono ogni crisma di naturalità e ogni pretesa di immacolatezza ai modelli tradizionalmente considerati come oggettivamente normali. Nessuno è sessualmente o affettivamente normale.
In questo senso, essere eterosessuale non significa essere più normale dell’omosessuale in quanto entrambi i soggetti vivono la relazione con sé e con gli altri in modo distorto. Il modo di vivere l’orientamento sessuale, qualunque esso sia, è lacerato e anormale.
Una presunta superiorità dell’uno rispetto all’altro è un modo fuorviante di affrontare la questione dell’omosessualità.
Tutti gli esseri umani, indipendentemente dal loro orientamento, vivono uno stato di disordine che solo la grazia di Dio può modificare in modo radicale, che poi è l’unico modo per ovviare alle distorsioni che caratterizzano la vita di tutti.

Fatta questa premessa, è altrettanto importante chiarire che l’omosessualità rappresenta una negazione delle potenzialità dell’essere umano ed un ripiegamento verso una visione autoreferenziale della relazione con gli altri.
Fare i conti con chi è altro da sé, accettandone la diversità e impostando un rapporto fecondo, è indice di maturità umana.
Un’autentica maturità non si accontenta di stare con persone uguali a sé, ma coglie la sfida della diversità per imbastire con una persona diversa da sé una relazione affettiva e sessuale.

La persona matura ambisce ad entrare in relazione con chi è sessualmente diverso da sé, non ad idolatrare chi gli è sessualmente simile.
Circondarsi di omologhi, stabilendo una relazione d’intimità con un omologo dal punto di vista sessuale, è segno di rinuncia ad affrontare la diversità umana che passa anche attraverso la diversità sessuale.
L’autorefenzialità sessuale ed affettiva è quindi un depauperamento della vocazione umana e, per questa ragione, non gli si può riconoscere uno statuto di virtù etica. L’omosessualità è una disfunzione relazionale mediante la quale il soggetto omosessuale tende a riduplicare la propria identità sessuale piuttosto che avvicinarsi all’alterità sessuale ed affettiva di un diverso da sé.

V. L’ACCOGLIENZA CRISTIANA E L’ACCOMPAGNAMENTO PASTORALE

Quale atteggiamento assumere nei confronti della persona omosessuale? In passato, era facile cadere nella colpevolizzazione culturale che poi sfociava nell’emarginazione sociale degli omosessuali.
Pur se sono da respingere con forza i giudizi omofobi sommari e le condanne morali decretate in nome di un perbenismo molto spesso ipocrita, si deve al contempo sostenere la necessità di non restringere lo spazio della vocazione umana ad un ambito relazionale sostanzialmente autoreferenziale.
C’è bisogno di una comunità cristiana in grado di accompagnare verso la vera maturità tutte le persone che ne fanno parte, una comunità che non “benedica” delle situazioni esistenziali all’insegna del peccato, ma che accompagni tutti i peccatori verso il pentimento, la conversione e la guarigione.

Un atteggiamento di accoglienza umana non significa quindi una legittimazione dell’orientamento omosessuale.
L’omosessualità è e rimane un orientamento riduttivo rispetto alle potenzialità dell’essere umano.
I soggetti omosessuali, come del resto tutti i soggetti nessuno dei quali è normale sul piano etico, devono essere posti di fronte all’esigenza di ricostruire la propria identità secondo le piene potenzialità dell’essere umano e non secondo dei surrogati illusori che assolutizzano il sé e il simile a sé, non accettando la diversità delle relazioni e dell’altro da sé.
Questo cammino ricostruttivo dovrà essere sensibile ai costi umani richiesti a chi lo intraprende e dovrà trovare nella chiesa una comunità accogliente e simpatizzante, anche se ferma nella convinzione della superabilità della condizione omosessuale. Per tutti gli esseri umani, senza distinzione alcuna di sesso e di orientamento, i cambiamenti radicali implicano rinuncia e dolore, ma sono gli unici a produrre una vera liberazione in vista di una piena umanità. Nessuna condizione umana deve essere considerata irreversibile; anzi, la possibilità della crescita umana presuppone la necessità del cambiamento.

Queste considerazioni inducono anche a ritenere che l’omosessualità sia un orientamento che esclude dalla possibilità di svolgere dei ministeri riconosciuti all’interno della chiesa.

V. I RISVOLTI SOCIALI

Come si è detto in precedenza, la questione dell’omosessualità ha dei risvolti sociali non indifferenti. Sul piano giuridico, le coppie omosessuali chiedono sempre più un riconoscimento civile che conferisca loro alcuni diritti che sono per il momento negati. In alcuni paesi (come la Francia), si è voluto dare una tutela giuridica ad ogni tipo di coppia minimamente stabile, non equiparandola a quella attribuita alla coppia eterosessuale sposata, ma comunque introducendo nell’ordinamento giuridico una forma di riconoscimento in grado di garantire alcuni diritti (registrazione anagrafica, destinazione dell’eredità, reversibilità dei trattamenti pensionistici, ecc.), e l’accesso ad alcune possibilità (partecipazione al bando per l’assegnazione di case popolari, assegni integrativi, idoneità all’adozione, ecc.).
Altre nazioni stanno prendendo in considerazione l’idea di attribuire un qualche riconoscimento giuridico alle “unioni di solidarietà”.

Ovviamente, gli stati sono liberi di darsi le norme che ritengono opportune e quindi di orientarsi verso questo tipo di riconoscimento se l’orientamento “normalista” dovesse prevalere.
Tuttavia, se la valutazione etica suggerita in precedenza è plausibile, la conseguenza sul piano socio-politico che ne deriva è che questi processi volti al progressivo riconoscimento di sempre maggiori diritti alle coppie omosessuali non può che essere problematizzato. In particolare, dovranno essere contrastati tutti quei provvedimenti volti alla sostanziale equiparazione delle coppie omosessuali a quelle eterosessuali sposate.
A maggior ragione, non deve essere riconosciuta l’idoneità di una coppia omosessuale all’adozione di un bambino in quanto coinvolge non solo persone adulte, ma anche bambini il cui diritto a un papà e a una mamma deve essere difeso. Se una persona rifiuta di fare della diversità sessuale ed affettiva un orizzonte della propria identità, essa non può pretendere di svolgere la funzione genitoriale nei confronti di un essere umano che, invece, deve essere accompagnato verso la piena maturità relazionale che comporta l’accettazione della sfida della diversità.

L’Alleanza Evangelica Italiana incoraggia il dibattito sereno e il confronto aperto sul tema dell’omosessualità, in tutti i suoi risvolti e con tutti i soggetti interessati. Le convinzioni evangeliche contenute in questo documento non devono nutrire giudizi trancianti ed indiscriminati, ma possono guidare la riflessione e la comprensione delle questioni, nel rispetto delle persone coinvolte. Inoltre, l’Alleanza invita le chiese evangeliche ad essere comunità che accolgono amorevolmente gli omosessuali e tutte le persone desiderose di rimettersi in discussione secondo la chiamata dell’evangelo che libera dalla schiavitù del peccato e apre nuovi spazi di umanità redenta. Infine, l’AEI auspica che le forze politiche e sociali promuovano un dibattito pubblico che rifletta il pluralismo della nostra società e raccolga le voci di tutti coloro che desiderano contribuire al bene comune.

Bibliografia

1. Area cattolica

Congregazione per la dottrina della fede, Dichiarazione Persona humana (1975), n. 8.

Catechismo della Chiesa cattolica (1992), nn. 2357-2359.

Congregazione per la dottrina della fede, Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali (3/6/2003).

Enrico Chiavacci, “Omosessualità e morale cristiana: cercare ancora”, Vivens Homo 11/2 (2000) pp. 423-457.

2. Area laica

Christian Demur _ Dennis Müller, L’omosessualità: un dialogo teologico, Torino, Claudiana 1995.

Andrew Sullivan, Praticamente normali: le ragioni dell’omosessualità, Milano, Mondadori 1996.

3. Area evangelicale

“Dichiarazione di Chicago sull’etica biblica, § 8” (1986) in Pietro Bolognesi (a cura di), Dichiarazioni evangeliche. Il movimento evangelicale 1966-1996, Bologna, EDB 1997, pp. 331-332.

David Field, Omosessualità, Roma, GBU 1989.

Jeffrey Satinover, Homosexuality and the Politics of Truth, Grand Rapids, Baker Books 1996.

AaVv, Omosessualità. Alla ricerca disperata di amore, Berneck, Schwengeler Verlag 2002.

AaVv, “Mascolinità e femminilità”, Studi di teologia NS XIV (2002/2) N° 28.
[1]The Evangelical Alliance (Uk) Commission on Unity and Truth Among Evangelicals, Faith, Hope and Homosexuality, Carlisle, Paternoster 2002; Alliance Evangélique Française, “Foi, espérance et homosexualité”, Idéa (9/2002) p. 11. Il documento britannico è maggiormente argomentato sul piano biblico, teologico, pastorale e culturale, mentre quello francese contiene solo dodici tesine riassuntive che ricalcano le conclusioni di quello britannico.